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4 Agosto 2011

Undici lavoratori marittimi italiani sono ancora nelle mani dei pirati. E lo sono da ormai 177 giorni, come indicato dal “contagiorni” che apre l’homepage del sito istituzionale della Federazione Italiana Trasporti della Cisl. Il contatore vuole accendere i riflettori sulla drammatica realtà  dei lavoratori del comparto marittimo scomparsi ormai da quasi sei mesi, nella disperazione dei loro familiari quanto nell’indifferenza delle istituzioni.

La FIT-CISL ha accolto con soddisfazione l’approvazione delle nuove norme antipirateria contenute nel decreto legge per il rifinanziamento delle missioni italiane all’estero, diventato legge martedì scorso, ma l’organizzazione chiede con forza una risoluzione politica per liberare gli attuali ostaggi. Le norme antipirateria consentono alle navi battenti bandiera italiana, che attraversano spazi marittimi internazionali a rischio, di dotarsi, a loro carico, di contingenti della marina militare o di guardie giurate.

«È una buona misura, ma adesso bisogna riportare a casa e alle loro famiglie gli undici lavoratori che sono stati rapiti dai criminali del mare. Il “contagiorni” della loro prigionia sull’homepage del sito della Federazione sindacale che rappresento vuole chiedere quotidianamente alla politica e alle istituzioni nazionali e internazionali un’azione concreta per poter riavere in patria i nostri connazionali», ha sottolineato il segretario generale della FIT-CISL Giovanni Luciano.

In base alle informazioni dell’Imb Piracy Reporting Centre, a oggi sono 20 le navi catturate e quasi 400 i marittimi ostaggio dei pirati. Tra loro ci sono anche undici italiani, presi all’inizio di quest’anno in due raid, il primo a febbraio tra India e Somalia e il secondo ad aprile al largo dell’Oman. Le due navi sequestrate, la petroliera Savina Caylin e la motonave Rosalia D’Amato, si trovano alla fonda a nord di Mogadiscio monitorate da vicino da una nave militare italiana.

Sulla petroliera “Savina Caylyn”, sequestrata l’8 febbraio 2011, ci sono il comandante Giuseppe Lubrano Lavadera di Procida; il direttore di macchina Antonio Verrecchia di Gaeta, e tre membri dell’equipaggio: Bon di Trieste, Guardascione di Gaeta e Cesaro di Piano di Sorrento. Sulla motonave “Rosalia D’Amato”, sequestrata il 21 aprile 2011, ci sono invece il comandante Orazio Lanza di Messina, il primo ufficiale di coperta Pasquale Massa di Meta di Sorrento; il secondo ufficiale di coperta Giuseppe Maresca di Vico Equense; il terzo ufficiale di coperta Odoaldo Gennaro di Procida; il direttore di macchina Antonino Di Girolamo di Marsala, e l’allievo ufficiale di macchina Vincenzo Ambrosino di Procida.

«Il primo appello è stato lanciato in occasione del comitato esecutivo della FIT-CISL del 28 giugno scorso. Nel nostro ordine del giorno abbiamo espresso solidarietà  alle famiglie che in questi momenti stanno vivendo il dramma di avere un loro caro in mano ai pirati. Poi abbiamo chiesto a tutte le associazioni internazionali (ITF, ETF, ECSA etc.), di proseguire nelle iniziative di sensibilizzazione dei governi nella ricerca di una soluzione che consenta il libero traffico marittimo nelle zone ad alto rischio e la totale sicurezza dei lavoratori marittimi imbarcati sulle navi che transitano in quelle aree. In tal senso sarà  benvenuta l’iniziativa “World Maritime Day 2011”: un evento organizzato dall’agenzia specializzata nello sviluppo e della sicurezza della navigazione dell’ONU e previsto per il prossimo settembre a Roma. Lo scorso 3 luglio è arrivato anche l’appello di Papa Benedetto XVI e la conseguente attenzione di qualche organo di informazione. La situazione dei nostri marittimi in mano ai pirati continua, però, irrimediabilmente a cadere nel silenzio», ha concluso Giovanni Luciano.

Roma 4 agosto 2011

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