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Meridiana Fly, hostess a dieta per nuova divisa – FIT-CISL: «No alla taglia 42. Precarietà  e discriminazioni sono i veri problemi»

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Comunicati Stampa / Meridiana Fly, hostess a dieta per nuova divisa – FIT-CISL: «No alla taglia 42. Precarietà  e discriminazioni sono i veri problemi»
Comunicati Stampa - Meridiana Fly, hostess a dieta per nuova divisa – FIT-CISL: «No alla taglia 42. Precarietà  e discriminazioni sono i veri problemi»

3 Febbraio 2012

«La richiesta della dirigenza Meridiana alle assistenti di volo di mantenere un regime dietetico capace di far apparire le lavoratrici come delle maniquinnes, è veramente infelice. È necessario richiamare l’attenzione sui veri problemi che affliggono attualmente il mondo del trasporto aereo». Questo il commento del Segretario Nazionale FIT-CISL Rosanna Ruscito e di Francesca Di Felice, responsabile del Coordinamento donne nazionale FIT-CISL, in merito all’episodio che ha coinvolto la compagnia aerea Meridiana Fly e le sue hostess. Il personale navigante si è, infatti, ribellato alle misure troppo strette (40-42) proposte al cambio di divisa e ha scritto al Principe Karim Aga Khan – che controlla la società  – e al presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci. Le hostess si sono schierate contro la decisione presa dalla compagnia che vorrebbe «l’applicazione di normative sul controllo del peso e l’adozione dell’uniforme Air Italy per il Personale Navigante di Cabina».

«Ben altri – hanno sottolineato le sindacaliste FIT-CISL – sono i problemi che affliggono le compagnie aeree di cui le lavoratrici e i lavoratori pagano lo scotto maggiore: occupazione, precarietà , discriminazioni economiche e di carriera. Per non parlare della totale mancanza del rispetto della normativa vigente sulla maternità , congedi parentali, esenzione dal notturno e assoluta indifferenza ai temi legati alla conciliazione lavoro famiglia, di cui tanto si parla in questi giorni anche a livelli governativi».

«L’amministratore delegato di Meridiana Fly ha parlato di “equivoco”, ma questa vicenda – hanno sottolineato Ruscito e Di Felice – sollecita alcune considerazioni di ben più ampia levatura che coinvolgono le lavoratrici dei trasporti in generale e del trasporto aereo in particolare. Non è la prima volta che azioni e dichiarazioni del genere si convertono in forme di discriminazione più o meno celate, evidenziando un vecchio stereotipo culturale che ancora caratterizza le italiche menti».

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