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Ntv: Segnali di ripresa, ma non per il personale!

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Documenti - Ntv: Segnali di ripresa, ma non per il personale!

6 Ottobre 2015

Da un articolo pubblicato su un quotidiano nazionale abbiamo appreso che Ntv ha acquistato 8
nuovi convogli «in consegna a partire da dicembre 2017» che «parleranno ancora francese» e
che «da una situazione di crisi si passa a una situazione di espansione». Inoltre, secondo quanto
riportato nell’articolo «la società  si avvia a chiudere vicino al pareggio operativo a fine 2015 (con
due anni di anticipo rispetto alla deadline originaria) e che i ricavi continuano a marciare spinti da
un indice di riempimento dei convogli (il cosiddetto “load factor”) prossimo all’80%, praticamente
raddoppiato in pochi mesi».
Di fronte a tali dati anche le Cassandre, che a seguito all’esito del referendum sull’accordo del
15 luglio 2015 avevano evocato scenari apocalittici, sono state smentite dai fatti.
Ci fa piacere apprendere che la crisi finanziaria di Ntv si stia risolvendo! Ci fa piacere altresì che
– da quanto si deduce dalle notizie pubblicate dalla stampa – come abbiamo sempre sostenuto, i
problemi di Ntv non erano e non sono ascrivibili al personale che, dopo essere passato
attraverso quattro riorganizzazioni non affatto indolori, continua a svolgere il proprio ruolo con
competenza e professionalità  garantendo i previsti livelli di produzione.
Se dalla stampa si recepisce che la crisi finanziaria volge al termine e che si va verso
l’espansione, dal fronte dei lavoratori invece viene confermato che i disagi e i problemi gestionali
da tempo irrisolti permangono quando non aumentano.
Ad aggravare i disagi e problemi non solo la mancanza di soluzioni ma anche la diffusione di una
serie di notizie non ufficiali su ipotetiche azioni riorganizzative e gestionali che, per le modalità 
con cui vengono rappresentate, determinano un malessere generale fra la categoria dei
lavoratori Ntv.
I problemi del personale di macchina e di bordo, i problemi del personale della rete commerciale
e di vendita, i problemi degli operatori di impianto, i problemi di applicazione del contratto di
solidarietà  (forma di ammortizzatore sociale che utilizza risorse pubbliche), la mancata
formazione e training on the job, il mancato riconoscimento dei “livelli super”, non si risolvono
con la diffusione di notizie informali, né le notizie informali servono ad accreditare i loro
divulgatori come “i più bravi”. Anzi.
E non è certo trasferendo coercitivamente lavoratrici e lavoratori fra le varie unità  operative che
si crea un buon clima organizzativo. Creare difficoltà  alle lavoratrici e ai lavoratori (e
conseguentemente alle loro famiglie) attraverso trasferimenti il più delle volte non indispensabili
ai fini organizzativi, significa creare un inutile senso di instabilità  e di precarietà .
A fine settembre ci risulta che, in poco più di cinque mesi dalla firma dell’accordo sui contratti di
solidarietà , circa 44 lavoratori abbiano lasciato l’azienda. Un dato non ininfluente che, oltre a
confermare il disagio lamentato dalle lavoratrici e dai lavoratori, andrà  analizzato per valutarne le
ricadute sull’andamento delle percentuali di solidarietà  applicate finora.
Infine, sempre nell’articolo in parola, si legge «in un messaggio indirizzato ieri ai dipendenti,
l’a.d. ha annunciato la riduzione “il prossimo” anno della solidarietà  applicata a tutti i dipendenti
(35%)».
Su quest’ultimo punto ci sentiamo di ringraziare l’a.d. “per essere caduto sulla via di
Damasco” ed essere venuto sulle nostre posizioni (sottoscrivendo, dopo lo sciopero del
10 aprile, i contratti di solidarietà ) anziché licenziare 248 fra lavoratrici e lavoratori.

Roma, 5 ottobre 2015

La Segreteria Nazionale

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