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La crisi dell’autotrasporto e i costi pagati dal Paese – Paniccia: «Il Governo non aspetti il prossimo fermo. Servono regole nuove»

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Documenti - La crisi dell’autotrasporto e i costi pagati dal Paese – Paniccia: «Il Governo non aspetti il prossimo fermo. Servono regole nuove»

31 Gennaio 2012

«Anche sul settore dell’autotrasporto merci la crisi economica e finanziaria ha prodotto non solo un pesante e ingiusto stress sul territorio e sul tessuto sociale, ma anche un drammatico peggioramento delle condizioni dei lavoratori addetti. E ciò nonostante gli enormi aiuti economici stanziati dal Governo». Così il Segretario Nazionale FIT-CISL Pasquale Paniccia risponde alle domande sulle motivazioni della protesta degli autotrasportatori che nelle ultime settimane hanno provocato grandi disagi in tutto il Paese.

«In particolare – osserva Paniccia – si continua ad assistere ad una continua violazione delle leggi, delle norme e dei contratti di lavoro. Così, infatti si innescano situazioni pericolose, in quanto la competizione non può essere basata sulla violazione delle regole, a danno delle aziende invece strutturate».

«Nello spirito di salvaguardare questo settore, per farlo diventare veramente strategico e valorizzarlo come succede negli altri Paesi europei (usando le giuste attenzioni, strutturando le aziende e non penalizzando quelle strutturate) – sostiene il sindacalista della Federazione Trasporti della Cisl – facciamo appello al Governo affinché anche all’interno del settore dell’autotrasporto ci siano quelle regole necessarie che introducono una disciplina positiva. Una disciplina che – fermo restando il diritto allo sciopero – non determini situazioni in cui si possano avere diritti diversi dagli altri settori. In particolar modo, “limiti temporali” e modalità  operative in contrasto con il corretto svolgersi della vita sociale ed economica del Paese. Nuove certezze sul contesto, infatti, permetterebbero di dare un giusto equilibrio nel settore ed una valida motivazione per veri aiuti alle aziende in difficoltà , da parte dello Stato».

«Lo Stato in realtà  potrebbe aiutare il settore e non dare soldi a pioggia – dice Paniccia – attraverso un efficace contrasto all’illegalità  ed agli abusi, regolando l’accesso al mercato delle imprese, favorendo fiscalmente le fusioni tra aziende attraverso il riconoscimento di sgravi contributivi per quelle che acquisiscono altre aziende o per quelle che si aggregano, limitando la possibilità  d’appalto Lo Stato può aiutare assicurando una riduzione degli oneri sociali alle imprese che rinunciano a licenziare e/o de localizzare, attraverso accordi sottoscritti tra le parti sociali. Non è dunque soltanto un problema di risorse pubbliche aggiuntive. Il contributo che ha ricevuto il settore negli ultimi 7 anni è infatti di circa 5 miliardi, di cui 700 milioni nell’ultimo anno. Questo mentre sono 120.000 imprese di autotrasporti con veicoli iscritti all’Albo, di cui 95.000 sono imprese che hanno fino a 5 veicoli».
«Per quanto riguarda la valutazione sulle agitazioni di questo inizio d’anno – osserva ancora Paniccia – non si riesce a capire, dopo le disponibilità  che il settore ha ottenuto dal governo, perché si continui a manifestare malcontento. La lista delle cose ottenute – dettaglia poi il sindacalista Fit – comprende 400 milioni per l’autotrasporto, 170 milioni per la riduzione dei pedaggi autostradali, 30 milioni per l’utilizzo delle vie del mare (Ecobonus ), rimborso delle accise trimestrale e non più annuale e norme per riduzione dei premi assicurativi. Nel disegno di legge sulle semplificazioni, c’è poi anche la norma che prevede il divieto di circolazione nei giorni prefestivi».

«Crediamo – conclude Paniccia – che rispetto a queste disponibilità , diventi veramente difficile capire quali altre attese possano esserci. Le sigle che si sono dissociate, infatti, rappresentano sicuramente la maggioranza assoluta. Questo, comunque, non toglie il fatto che le agitazioni siano costate al Paese e al territorio circa 200 milioni al giorno. Quindi la mancanza di regole sul fermo, i soldi a pioggia da parte dello Stato, non possono rimanere fuori dai nostri pensieri. Ci auguriamo che questi problemi si possano affrontare in tempi non di emergenza, ma con estrema serenità : non vogliamo aspettare il prossimo fermo, per ricordarcene».

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