6 Febbraio 2012
«Nel settore igiene ambientale e urbana, le due giornate di sciopero del 16-17 gennaio non sono state evidentemente sufficienti per convincere la controparte privata di Fise/Assoambiente della volontà dei lavoratori del settore di spuntare quel contratto che invece è stato già firmato da Federambiente (pubblici)». Queste le parole dei sindacalisti FIT-CISL Pasquale Paniccia e Angelo Curcio, i quali nel confermare la decisione unitaria dei sindacati del settore di proclamare un nuovo sciopero, ricordano «i 13 mesi già passati invano dalla scadenza del Ccnl e le manifestazioni svoltesi su tutto il territorio nazionale, nelle piccole e grandi città e dinnanzi ai municipi e nelle piazze, con il coinvolgimento degli utenti che hanno dimostrato ai lavoratori dell’igiene la loro comprensione solidale, nonostante i disagi».
«Siamo di fronte – dicono i sindacalisti della Cisl – all’ostinazione di un gruppo ristretto di imprese che mirano alla divaricazione dei due contratti scaduti avanzando richieste penalizzanti su salari e tutele dei lavoratori, motivandole con critiche speciose e “logiche corporative estranee al mondo che cambia”».
«In realtà – spiegano Paniccia e Curcio – gli elementi di criticità nel merito sono gli stessi che hanno determinato la precedente rottura: eliminazione della maggiorazione dell’ultima ora del lavoro notturno quando la stessa ricade come prima ora del turno antimeridiano; taglio di tutte le percentuali delle maggiorazioni corrisposte a vario titolo con particolare incisività sullo straordinario diurno; rifiuto della contrattazione aziendale sullo straordinario e sulla sicurezza del lavoro; aumento dell’orario di lavoro giornaliero nei limiti massimi; una tantum inadeguata e conferimento dell’aumento salariale quasi interamente sul 2013».
«I sindacati, nonostante il numero e l’ampiezza delle criticità , hanno focalizzato gli elementi di mediazione necessari al bisogno dei lavoratori e del comparto – sottolineano i sindacalisti Fit – ma le imprese inconsapevoli dell’importanza del momento, hanno continuato a far prevalere la logica del taglio del costo del lavoro, benché siano stati offerti loro strumenti di efficientamento organizzativo ed economico finalizzati anche al salario aggiuntivo per i lavoratori». E aggiungono in conclusione che «La parte datoriale in questa trattativa ha voluto affermare, con tutta evidenza che i processi di liberalizzazione dei servizi devono esser affrontati attraverso la compressione del contratto nazionale nel suo complesso».