25 Novembre 2010
I trasporti locali su gomma e ferro, la gestione del ciclo integrato dei rifiuti e politiche coerenti con la tutela dell’ambiente costituiscono un pezzo importante dell’economia, del sociale, dello sviluppo e della stessa internazionalizzazione dei territori, delle città e delle aree metropolitane. In definitiva il luogo dove si gioca parte della competitività e della coesione del Paese. Questi due sub-sistemi che andrebbero dotati di autorità indipendenti rappresentano una formidabile leva per migliorare e allargare la base occupazionale anche a fronte di politiche e azioni tese alla efficienza delle aziende e alla qualità dei servizi, per l’abbattimento degli enormi costi da congestione e per l’innalzamento dei benefici a cittadini e operatori. Questi obiettivi sono più facilmente raggiungibili tramite politiche unitarie, concertate ed integrate di programmazione, assetti industriali nuovi, investimenti selezionati, regole e risorse certe, agevolazioni volte alla aggregazione delle imprese affette da nanismo diffuso.
Il problema in entrambi i settori si presenta come locale ma in verità è su scala nazionale anche se diversamente presente per complessità ed intensità : organizzazione delle aziende dedicate, infrastrutture esistenti, materiale e impianti, indebitamento delle aziende e degli enti locali, gare, occupazione diretta e indiretta.
Dopo il tanto tempo trascorso e le tante esperienze resta alta la urgenza che le risorse destinate al TPL debbono essere certe e vincolate nella loro destinazione a conferma della volontà del Parlamento e non come troppe regioni sono inosservanti. Occorre attivare, in ogni caso, un Osservatorio Nazionale tra Governo, istituzioni e forze sociali allo scopo di censire lo stato dei servizi pubblici e incanalarli a soluzioni condivise ed efficaci.
Chiarezza va recuperata anche nei rapporti di produzione, nelle relazioni industriali e nella negoziazione dei contratti collettivi di lavoro che nel caso della mobilità segna drammaticamente il passo, prima per effetto di lungaggini e pretesti posti in essere dalle controparti datoriali oggi a causa di artificiose compatibilità finanziarie relative all’ultimo triennio.
Se diminuiscono i costi del personale rispetto a produzione e ricavi è ancora più difficile sostenere e per noi insopportabile accettare moratorie contrattuali, peraltro in un contesto nel quale le retribuzioni dei vertici aziendali continuano a salire prescindendo dai reali risultati gestionali.
Ci interroghiamo continuamente se costruire società , sui rapporti fra proprietà e gestione, se è opportuno fare holding onnicomprensive, quali gare indire per realizzare una competizione regolata, ma interessa meno il perché il TPL è relegato buon ultimo tra gli strumenti della mobilità e il perché le discariche di rifiuti urbani aumentano anziché diminuire.
Nel caso del TPL va detto che non solo i mezzi sono vecchi ma, soprattutto nelle grandi aree urbane e metropolitane, le velocità sono modeste, pari a volte a quelle di un pedone frettoloso. Le conseguenze si riflettono sulle frequenze, sull’utilizzo e la durata dei mezzi e sulla produttività .
Aprire strade e corsie all’autobus affinché possa conquistare clientela è dunque un’azione a cui va data priorità . In alcune città sembra si stia facendo l’esatto opposto magari per assecondare richieste di negozianti e commercianti.
E comunque le attenzioni degli operatori privati riguardano le sovvenzioni mentre le attese dei “pubblici” sono rivolte agli assetti societari e al rapporto tra patrimonio e servizi.
Nella raccolta e trattamento dei rifiuti siamo in molte realtà all’anno zero. Non si comprende che cosa impedisca a progettare e realizzare termovalorizzatori e ad estendere la raccolta differenziata.
Quelle amministrazioni che non lo fanno andrebbero severamente riprese fino al loro commissariamento tanto la questione è importante per civiltà , qualità della vita, impegno di risorse pubbliche, generazione di energia per fini sociali ed industriali.
Buoni impianti di trattamento dei rifiuti sono oggi ritenuti meno inquinanti e più sicuri di tante fabbriche collocate dentro o a ridosso di centri urbani e di città .
Crediamo sia opportuno favorire e sostenere anche con opportuni e mirati incentivi l’aggregazione delle imprese di servizi pubblici locali per superare il loro sottodimensionamento che genera dimensioni aziendali lontane dal fare massa critica e risultati ottimali sul piano operativo, organizzativo e di bilancio. La situazione in essere se non rapidamente e opportunamente corretta, lascia facilmente prefigurare una occupazione del mercato italiano da parte delle grandi imprese straniere.
Il ruolo dei lavoratori e la loro fidelizzazione all’azienda e al servizio sono fondamentali e rappresentano un grande investimento per l’oggi e per il futuro.
Ciò va riconosciuto concretamente e vanno fatte crescere relazioni sindacali aperte e partecipative, la bilateralità e in essa la formazione e dotati i settori dei necessari ammortizzatori sociali e fondi di sostegno al reddito nonché riequilibrata l’occupazione nel senso di una più ampia apertura e accoglimento di quella femminile.
Una serie di misure anche fiscali per le imprese deve necessariamente segnare punti a favore di investimenti in mezzi ed impianti, attivando strumenti non solo tariffari per il ripiano dei disavanzi, che non gravino sul costo e sulle condizioni di lavoro.
E’ quanto mai indispensabile dar vita da parte delle imprese ad un rapporto moderno con il fattore lavoro, per la sua centralità e valorizzazione, costruire insieme assetti contrattuali nuovi, semplificati e maggiormente inclusivi, norme pattizie moderne comprese quelle riguardanti la regolazione dello sciopero.
E’ opportuno ribadire, infine, che una modernizzazione in senso industriale include sia il superamento di logiche assistenziali e di bassi salari sia la costruzione di imprese solide e forti in grado di competere, non solo in Italia, con i migliori campioni europei.
Ognuno è chiamato ad una partecipazione attiva e a una franca assunzione di responsabilità . E quindi a non esaurire il proprio ruolo nell’angusta prospettiva che cambiare è complesso e difficile e pertanto è meglio governare l’esistente con conseguenze facilmente intuibili anche per la cultura che si genera.
Noi Fit siamo convinti assertori della realizzazione di forme di collaborazione e sinergia con le strutture orizzontali confederali, consapevoli delle criticità da gestire ma anche delle opportunità da cogliere insieme.
Solo insieme si può crescere più velocemente e più saldamente.