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Fondi di previdenza? Un buon affare per tutti.

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Documenti - Fondi di previdenza? Un buon affare per tutti.

24 Ottobre 2011

26 ottobre 2011 all’Auditorium di Via Rieti. Convegno organizzato dalla FIT-CISL su
“La previdenza complementare nei trasporti: responsabilità  e sicurezza sociale per le future generazioni”

Previdenza complementare? Seconda gamba di una tutela pensionistica che fino al 1995 si è retta sulla sola gamba pubblica? Ottima e salvifica idea per una sicurezza sociale che nel mondo del XXI secolo non potrà  essere più basata sul paternalismo statale, così come istaurata dal Barone cancelliere di ferro Bismark, nella Germania del secondo 800. Un sistema, quello della prima gamba, tuttora vitale, fondamentalmente sano, finanziariamente in equilibrio, come è nel caso dello stesso Inps nostrano: raro esempio di ente utile, decentemente amministrato, in un Paese che non brilla per efficienza e performance della mano pubblica.

Il fatto è che la rivoluzione messa in atto 16 anni fa da Lamberto Dini ha sì funzionato nella parte destruens attraverso il progressivo rovesciamento del baricentro che prima era piantato nel metodo “retributivo” (la pensione calcolata in rapporto all’ultimo salario-stipendio) ed ora è sempre più spostato sul “contributivo” (la pensione rapportata a quanto si è versato). Ma per la parte construens il progetto, finora, ha fatto flop. La previdenza complementare non vola ancora alta, alla velocità  di crociera. E i passeggeri a bordo, soprattutto i trentenni che, bene o male, sono riusciti a salire nel ciclo di una occupazione minimamente stabile, non hanno di che stare tranquilli per il loro futuro, tra 30 o 40 anni che sia. E ammesso e non concesso che ciò rientri tra le loro più urgenti preoccupazioni.

Questo lo scenario nel quale la Federazione Trasporti della Cisl chiama oggi a consulto, all’Auditorium di Via Rieti a Roma, non solo sindacalisti come il segretario confederale Maurizio Petriccioli ed il numero uno della Fit, Giovanni Luciano, ma anche esperti di rango come il prof. Paolo Onofri che nei brevi interregni del berlusconismo è stato tra i più ascoltati consiglieri governativi sul “dossier previdenza”; il commissario del Covip (vigilanza sui fondi) Eligio Boni, il d.g. del Ministero del Lavoro Gambacciani, il presidente del Mefop (sviluppo fondi pensioni Eurofer) Marinig.

Il riformismo previdenziale Cisl e i giovani
Cisl è notoriamente un sindacato riformista e pragmatico che aborre gli ideologismi di quanti “guardano con fiducia al passato”. E non è di recriminazioni e di nostalgia per i paradisi perduti che Cisl nutre il rapporto di fiducia con i suoi associati e con i lavoratori. Dunque, niente impossibili rincorse all’indietro, nel ventre rassicurante della sola pensione pubblica: responsabilità  e freddezza razionale, invece, per costruire il miglior futuro possibile nella condizione data, quello sì. Per questo i sindacalisti della Fit hanno organizzato il confronto seminariale sulla “sicurezza sociale delle nuove generazioni e la previdenza complementare” che sarà  introdotto da un report della segretaria nazionale Rosanna Ruscito.

Con quello spirito sarà  messo a fuoco il tema? Uno spirito di ricerca costruttiva di trasversalità  tra tutte le forze istituzionali, finanziarie, imprenditoriali e sindacali, di studiosi ed opinionisti, per fare sinergia e vincere la forza di inerzia che ora inceppa il meccanismo della previdenza complementare. E ne faccia invece un volano non solo di sicurezza sociale ma anche di sano e corretto business e perfino di finanziamento di politiche di sviluppo: a cominciare dal bisogno di risorse che Azienda Italia ha per ammodernare le sue reti infrastrutturali. Questa l’ambizione che muove gli organizzatori del Convegno. Si tratta cioè – essi dicono – di analizzare, comprendere e rimuovere gli ostacoli che imbrigliano i fondi previdenziali e scegliere un approccio opposto a quello della frammentazione, della ricerca di soluzioni parziali e settoriali di ciascuna delle parti attrici che sono in campo. Finché, infatti, ciascuno di tali soggetti – sindacato compreso – mira al proprio legittimo ma egocentrico target, non si innescherà  il circuito virtuoso che esalta tutte le parti del sistema e premia il leale sforzo di ognuna di esse, rendendo i dividendi attesi e restituendo così ai lavoratori ed agli imprenditori contribuenti, i frutti del risparmio investito per il futuro.

Analisi critica dunque. E riflettori puntati sui buchi neri di perdita di energia del network che FIT-CISL vuole contribuire a saldare, per chiudere sprechi e dispersioni di energia. Ad esempio, la contraddizione tra bassa adesione ai fondi dei lavoratori che più ne avranno futuro bisogno e successo tra i lavoratori più abbienti e professionalizzati. Il perché di tale gap è intuitivo ma ciò deve incitare a sviluppare metodologie di riequilibrio da parte di tutti, a cominciare dal sindacato. Ancora: perché i fondi di previdenza di chimici e metalmeccanici sono più partecipati di quelli del trasporto? Non sarà  a causa dell’eccessivo sminuzzamento tra questi ultimi? E perché la curva delle adesioni si impennò all’entrata in vigore (2007/08) della riforma Damiano e poi si afflosciò? Tra le ragioni potrebbe esserci l’impegno informativo decrescente da parte del sindacato. E ancora: perché è radicata tra i più giovani, la presunzione di maggior sicurezza del tfr? E come gioca il continuo differimento in avanti della soglia-pensione? E perché le donne rispondono meno? E quanto pesa sui costi gestionali dei fondi (e dunque sui rendimenti) il basso e frammentato numero degli iscritti? E come incide l’abilità  di manipolazione psicologica delle aspettative da parte dei promotori finanziari che sottolineano i valori dei rendimenti immediati influenzati dagli andamenti borsistici, esponendo così a perdite secche le quote? E quanti lavoratori sanno che durante la crisi del 2008 non ci sono state perdite sul capitale versato grazie alla contrattazione sindacale che ha compensato le oscillazioni? E non sono forse da sviluppare tecniche premianti come quella adottata da Eurofer che mette in competizione i gestori che di volta in volta realizzano le migliori performances? E come gioca la crisi sulle richieste di anticipazioni motivate dall’esigenza di “tirare avanti” da parte dei lavoratori?

Ad ognuno e a molti altri di questi interrogativi il report approntato da FIT-CISL per il convegno dà  penetranti e puntuali risposte cui corrispondono altrettante e spesso coraggiose proposte, la cui filosofia in pillole è: dimostrare con azioni e risultati convincenti da parte di aziende, gestori e sindacati, la verità  di un semplice assunto di fronte ai lavoratori. E cioè: se ti iscrivi alla previdenza complementare prendi più soldi rispetto a chi non è iscritto, paghi meno tasse, ti garantisci un futuro migliore, eviti investimenti sbagliati e contribuisci allo sviluppo del capitale sociale e infrastrutturale dell’Italia.
Non è poco ai tempi che corrono!

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