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TFR in busta non paga
2 Marzo 2015
In considerazione del fatto che, sempre più frequentemente c’è uno sfasamento tra gli annunci del Governo e l’effettiva entrata in vigore dei provvedimenti legislativi. Preso atto delle attese dei lavoratori per ottenere il TFR in busta paga, soprattutto di coloro che hanno bisogno di soldi e magari hanno già in corso altre richieste di prestiti o cessioni del quinto, riteniamo utile fornire alcune precisazioni.
Ad oggi non è ancora stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Dpcm che conterrà le istruzioni per presentare la richiesta di erogazione della Qu.I.R. (Quota integrativa della retribuzione), definizione ufficiale dell’anticipo del Tfr in busta paga nonchè come funzionerà il Fondo di garanzia per le imprese. Quando sarà pubblicato il testo definitivo del Decreto, questo riporterà , in allegato, anche lo schema dell’istanza che il lavoratore dovrà obbligatoriamente utilizzare per presentare la richiesta. I lavoratori non potranno avanzare richieste attraverso lettere o istanze spontanee scritte in “forma libera”.
Il Consiglio di Stato, che ha già fornito il suo parere, ha suggerito che il testo del provvedimento venga integrato in modo che sia previsto, in modo più esplicito, il fatto che il lavoratore è comunque tenuto a notificare al datore di lavoro di avere sottoscritto eventuali contratti di finanziamento e che la preclusione rispetto alla richiesta di liquidazione periodica del TFR permane fino a quando l’ultimo contratto di finanziamento non sia estinto.
Dal punto di vista della tempistica di liquidazione della Qu.i.r, i tempi saranno più lunghi nel caso dei dipendenti di aziende che decideranno di farsi “finanziare” l’esborso di queste somme dalle aziende di credito che accederanno all’Accordo Quadro tra ABI e Ministeri: infatti, in questi casi l’erogazione si effettuerà a partire dal terzo mese successivo a quello di presentazione dell’istanza da parte del lavoratore.
La regola generale invece, prevede un iter più rapido: l’erogazione della Qu.i.r. avrà inizio dal mese successivo a quello di formalizzazione dell’istanza da parte del dipendente.
Inoltre, serve ricordare che chi chiederà la Qu.i.r oltre a pagare tasse più alte, rischia, anche, di perdere il diritto ai servizi sociali agevolati, alle detrazioni fiscali e agli assegni familiari, ma non il bonus Renzi. La motivazione è chiara: aumentando il reddito, si passa a un’aliquota superiore che modifica anche l’Isee, indicatore fondamentale per accedere agli sconti per asili nido, mense scolastiche, tasse universitarie o sanità .
Infine alleghiamo un’informativa in cui si dimostra la non convenienza fiscale nel richiedere il TFR in busta, facendo un confronto con la convenienza ad iscriversi alla previdenza complementare.
Il Dipartimento Politiche Sociali