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Comunicato stampa porto di Olbia

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24 Novembre 2010

Di lavoro si muore’¦.perché di precarietà  si vive !!

Lavorare per vivere o rimanere in vita per lavorare?

Sono alcune delle domande che da un periodo a questa parte si pongono tutti i lavoratori portuali, oggi compresi quelli del Porto di Olbia.

16 MORTI NEL 2007, 50 infortuni al giorno e 3 morti al mese. È il tragico bilancio degli incidenti sul lavoro in Sardegna.

Secondo i dati, provenienti dal Rapporto annuale della Direzione regionale dell’Inail, l’Isola non si discosta dalla media nazionale ma le tre morti bianche per mese registrate nel 2007 la collocano tra le regioni a più alto rischio. Gli ultimi dati per quanto riguarda il 2008 ci danno una flessione del 3% rispetto al 2007.

TRE MORTI DALL’INIZIO DEL 2009. A distanza di qualche mese dall’incidente che ha visto morire un’altro lavoratore portuale, per non parlare di coloro coinvolti in incidenti con menomazioni fisiche permanenti, gli ultimi rispettivamente nei porti di Genova e Napoli, la FIT-CISL fa punto della situazione.

Pensavamo che l’entrata in vigore del DLgs 81/2008 fosse una sorta di pioggia liberatrice dalle polveri e nebbie burocratiche che aleggiavano sull’argomento sicurezza. A quanto pare non è cosi.

Rabbia ed impotenza ci pervadono, abbiamo leggi, procedure e sanzioni ma la gente continua a morire o a farsi molto male.

Occorre rendere operativi in tutti i posti di lavoro percorsi formativi veri, tangibili, legati in particolar modo alla pratica, non fatti di qualche ora o di certificazioni con timbro.

Il rischio va percepito, bisogna dotare i lavoratori di strumenti logici e percettivi indicatori di pericolo potenziale.

Occorre sanzionare le aziende che non investono in sicurezza, che non promuovono corsi o pretendono l’assunzione del rischio da parte del lavoratore.

Le imprese devono applicare tutte le regole sulla sicurezza e rispettare le procedure anche se si rallenta la produzione.

L’Autorità  portuale deve controllare quotidianamente che i protocolli vengano rispettati e sanzionare chi non lo fa, nonché fare applicare gli accordi sottoscritti

Analizzando il problema nella nostra Regione credo che un’importante tema come la sicurezza nei porti, (citiamo per l’appunto il porto di Olbia e Golfo Aranci) vadano portati all’attenzione dei massimi rappresentanti sia istituzionali che amministrativi e debbano essere assunti in tempi brevissimi.

Dobbiamo spezzare in ogni modo l’incubo delle morti sul lavoro e degli incidenti che si ripropongono con inaccettabile frequenza all’interno delle strutture portuali.

Non è più tollerabile accettare quello che è divenuta un’emergenza primaria, è necessario avviare un osservatorio sulla sicurezza nei porti capace di mettere attorno allo stesso tavolo tutti gli interlocutori con il preciso intento di monitorare il lavoro e l’organizzazione nei porti.

AUTORITA’ PORTUALE, CAPITANERIA, I.S.P.E.S.L., ASL, componenti il COMITATO IGIENE E SICUREZZA, è arrivato il momento che ognuno di essi debba assumersi le proprie responsabilità  e fare la sua parte.

La sicurezza dei lavoratori non è un optional sul quale bisogna discutere, bensì l’elemento cruciale di ogni processo produttivo- non può esserci efficiente produttività  e qualità  laddove siano presenti incontrollate insidie che mettono a rischio quotidianamente la vita dei lavoratori.

Il Segretario Regionale FIT-CISL

Dipartimento Regionale Logistica e Porti

Corrado Pani.

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