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Trasporti, Luciano a Il Messaggero: “Bene la programmazione voluta da Delrio. Non ci convincono le proposte per il tpl”

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Documenti - Trasporti, Luciano a Il Messaggero: “Bene la programmazione voluta da Delrio. Non ci convincono le proposte per il tpl”

26 Aprile 2016

Il Segretario generale della FIT-CISL Giovanni Luciano ha risposto all’intervista del Ministro dei Trasporti Graziano Delrio rilasciata a Umberto Mancini sul quotidiano Il Messaggero il 25 aprile scorso in merito ai progetti del Governo per i trasporti. La dichiarazione del Segretario generale è stato pubblicato sullo stesso giornale il 26 aprile a pagina 14.

Di seguito l’intervento integrale di Luciano, in allegato la sintesi pubblicata:

“L’intervista al Ministro Delrio, pubblicata dal Messaggero, mi trova molto d’accordo per certi versi ma per altri molto scettico e anche allarmato. Quando leggo di un’intesa con le Regioni per il “Piano delle opere pubbliche”, che realizza una programmazione pluriennale con progetti chiari e trasparenti, non posso che plaudire, come sindacalista e come cittadino. Un sistema radicalmente nuovo. Con l’obiettivo di connettere i vari punti della rete, far dialogare le Ferrovie e Anas, autostrade e aeroporti, completando gli snodi intermodali che mancano. Quindi piani sinergici e condivisi. Addirittura l’abusata espressione “cura del ferro” sostanziata da investimenti importanti: 17,2 miliardi complessivi a Rfi nel 2015-2016. Si agisce per una rete infrastrutturale, organica e con visione unitaria per integrare strade, ferrovia, porti, interporti e aeroporti. Frasi che riporto quasi testualmente dall’intervista al Ministro. Programmi, progetti e risorse coordinati. Tutto bellissimo. Finalmente! Non a caso, dopo aver letto l’allegato infrastrutture al Def, abbiamo deciso di spedire una tessera onoraria della FIT-CISL a Graziano Delrio, visto che è esattamente quanto andiamo predicando da un paio di decenni. E questa era la parte che mi trova d’accordo. Nel contempo, invece, trovo molto poco soddisfacenti le parole sul trasporto pubblico locale.

Non sono tra quelli che pensa che il decreto Madia riuscirà  a “mettere al centro la qualità  dei servizi ai cittadini e migliorerà  le performance”. Non perché non ci piacerebbe, anzi. Semplicemente perché è una riforma sbagliata alla radice. Per due motivi fondamentali: non risolve il problema dell’estrema frammentazione di aziende presenti e non tutela i lavoratori. Circa 1.200 sono oggi le aziende di tpl e rischiano di essere anche di più domani. Non potrà  essere altrimenti se, com’è scritto in quel decreto, si faranno bandi di gara con un ambito di riferimento di 350.000 abitanti. Abitanti!? Avete letto bene. Non c’è più una connotazione geografica legata allo studio dei flussi, ma un numero. Riferito alla regione Molise o un po’ d’isolati di un quartiere romano, è uguale. Non solo, e qui arriva la cosa pesante. Con la scusa della “concorrenza” nel bacino non potrebbe operare una sola impresa. Vuol dire estrema dispersione e il contrario della sinergia. Altro che favorire grandi player come in tutta Europa. Noi questa cosa la vediamo come fumo negli occhi. Un sistema di tpl serio lo si fa se ci sono tre-quattro grandi player in tutt’Italia che sviluppano il servizio a dimensione ampia, anche sovraregionale, vuol dire sottrarre le aziende all’influenza nefasta della politica locale. Seconda cosa: il decreto Madia, come d’altronde la versione finale del Codice Appalti, nega la clausola sociale. Il che fa presagire grande conflittualità  futura in sede di subentri tra le aziende. La clausola sociale non è il solo mantenimento del contratto di settore. Significa che c’è la tutela dell’occupazione e del reddito. Il che non vuol dire che non si possono sviluppare risanamento e miglior servizio. Basta gestirlo tra le parti sociali. E qui la nota dolente finale. Sembra volersi affermare, anche nei trasporti, una logica da parte istituzionale che tende a ridurre il Sindacato a tappezzeria. Estromessi dai porti, riforma del tpl senza confronto con noi, non c’è nessun evento pianificato dalle istituzioni, come quello di Bari di mercoledì prossimo, che veda il Sindacato riformista coinvolto. Si sta sviluppando una logica, penso renziana, che dice che è grasso che cola se ci fanno ascoltare. Siamo attori solo quando ci sono rogne grosse; Alitalia ieri, Meridiana oggi. E’ un’impostazione che ritengo sbagliata e controproducente, per un motivo molto semplice. Farà  aumentare esponenzialmente la conflittualità  nelle aziende e fa a meno di ritorni di esperienza che nessun professore universitario è in grado di dare. Spero che ci possa essere una diversa valutazione, almeno da un Ministro come lui”.

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