28 Giugno 2017
Il Dialogo Sociale presso la Commissione Europea
Il trasporto aereo rappresenta il volano principale della crescita economica all’interno dell’Unione Europea attraverso la crescente offerta di posti di lavoro, sebbene allo stesso tempo bisogna riconoscere che un’ampia parte di questo settore abbia perso la sua capacità di generare posti di lavoro sia in termini numerici che di qualità .
La liberalizzazione del trasporto aereo iniziato nei primi anni ‘90 ha portato sicuramente dei grossi benefici all’utenza in termini di accessibilità attraverso un’ampia offerta oltre ad offrire tariffe sempre più economiche ma al contempo eludendo alcuni costi.
Sfortunatamente i lavoratori non ne sono usciti vincitori. Le recenti statistiche di Eurostat rilevano come nonostante il traffico dei passeggeri sia cresciuto enormemente non si riscontra un conseguente aumento dell’offerta d’impiego negli ultimi 10 anni, in aggiunta a questo la qualità dei posti di lavoro in aviazione è venuta meno. Alcune tipologie d’impiego sono scomparse, esternalizzate o sostituite dall’offerta di lavoro a basso costo.
Le conseguenze di questo detrimento possono essere attribuite alla liberalizzazione dell’industria esacerbata dalla mancanza di regole sociali che hanno contribuito al fenomeno del “dumping sociale” diventato oramai omni-presente. Le compagnie aeree si confrontano con una feroce concorrenza che afferma che i margini di profitto sono sempre più bassi, conseguentemente i datori di lavoro utilizzano il pretesto della competitività per continuare a tagliare i costi del lavoro.
Come se non bastasse le istituzioni europee prendono spunto da queste tematiche socio economiche per effettuare sostanziali cambiamenti al quadro normativo assecondando l’insaziabile richiesta del mercato di liberalizzazione e competitività . Tutto ciò non ha fatto altro che determinare una spirale negativa per i lavoratori dell’industria aeronautica.
Mentre alcuni costi (come il costo del carburante e dei leasing degli aeromobili) sono considerati in un certo qual modo costi fissi di esercizio, le compagnie aeree ritengono che ci siano ulteriori margini per la riduzione del costo del lavoro. Ciò a causa anche delle forme atipiche di occupazione offerte dalle agenzie interinali che offrono lavoro a zero ore, lavoro non dichiarato o falso lavoro autonomo (bogus) che non hanno fatto altro che aumentare il precariato nel mondo dell’aviazione.
Non vengono più preservati i posti di lavoro ma al contrario i servizi offerti dalle terze parti sono incorporati nel core business delle compagnie stesse. In aggiunta a questa sleale competizione, contro i lavoratori comunitari, ci troviamo di fronte alla nascita di modelli creativi di business che scelgono opportunisticamente la competenza giurisdizionale (forum shopping) oltre all’utilizzo delle “bandiere di comodo” unitamente alla pressione esercitata degli operatori non comunitari che non rispettano in alcun modo i diritti dei lavoratori.
La proposta della commissione Europea nota come “An EU Aviation Strategy” non mitiga in alcun modo questi problemi, ma nel finto intento di stimolare una giusta e leale competizione al contrario non fa altro che amplificare le distorsioni salariali.
L’ETF ha dato voce ai lavoratori nell’intento di cambiare radicalmente questo approccio delle istituzioni europee percorrendo tutte le opportunità che si verificheranno in futuro. La sicurezza dei lavoratori e dei passeggeri rimane di primaria importanza, per questo riteniamo fondamentale che tutto il settore dell’aviazione che include aeroporti, compagnie, operatori indipendenti dei servizi di terra e controllori del traffico aereo debbano essere oggetto di un adeguato e sempre più aggiornato quadro normativo.
Il diritto alla sicurezza è la nostra preoccupazione fondamentale e non può in alcun modo essere compromessa tanto meno erosa a causa della eccessiva competitività generata da un mercato sempre più sleale ed aggressivo.
“Safety is a jorney, not a destination“
DIPARTIMENTI NAZIONALI TRASPORTO AEREO