5 Maggio 2010
A seguito delle numerose richieste pervenute, al di là dei comunicati specifici su ogni riunione, vogliamo evidenziare quale, secondo noi, è lo sviluppo delle procedure di raffreddamento e conciliazione attivate unitariamente il giorno 11 marzo 2010 nei confronti di Ferrovie dello Stato.
Lo facciamo per mettere in evidenza che gli incontri che si sono tenuti finora con le Società del Gruppo hanno palesato una sorta di sottovalutazione da parte di queste, circa il fatto che le procedure portano all’accordo oppure al conflitto, con scioperi che poi scaricano i loro effetti sulla collettività.
Non sarà una nostra responsabilità se ciò accadrà.
Anzi metteremo presto in evidenza al Ministro dei Trasporti e al Presidente della Commissione di Garanzia, che siamo esattamente nella fattispecie prevista dall’articolo 13 punto h) della legge 146/90 come novellata dalla legge 83/2000.
Quando il Sindacato apre una procedura per chiedere il pagamento di anni di premio di risultato arretrati, chiede il rispetto degli impegni sottoscritti negli accordi circa le assunzioni di personale, ma viene poi costretto ad una sterile sequela di incontri dove, a parole e con documentazione, non solo si insiste sul non rispetto di quanto pattuito, ma si rappresentano condizioni di maggiore violazione dei contratti e degli accordi, vuol dire che si tiene un comportamento che genera il conflitto.
Per il mancato rispetto di accordi o contratti la legge prevede che la Commissione intervenga verso le amministrazioni e/o le aziende per rimuovere tali comportamenti. Per questo la chiameremo in causa.
Questi aspetti riteniamo vengano posti all’attenzione delle autorità che hanno, per legge, titolarità istituzionale sugli scioperi nei servizi pubblici essenziali.
Per quanto riguarda poi le ulteriori motivazioni elencate nell’attivazione delle procedure quanto rappresentato dalla Divisione Cargo, ossia un’ulteriore diminuzione di addetti per circa 1700 unità conseguente alla ritirata del trasporto delle merci per ferrovia esercito da Trenitalia, unitamente all’assoluto disprezzo del contratto avvenuto con la operazione dei quadri cosiddetti executive, per la quale non abbiamo avuto alcun riscontro formale, registriamo un atteggiamento di fastidiosa indifferenza alle rappresentanze dei lavoratori, oltre che al rispetto delle regole liberamente sottoscritte.
Ciò fa prevedere che, alla fine del percorso relazionale, previsto per il 13 maggio p.v., le problematiche poste alla base delle motivazioni dello stato di agitazione non solo saranno ancora tutte presenti, ma saranno probabilmente aumentate e ciò rischia di produrre una frattura definitiva tra azienda e sindacati i quali, piaccia o meno, rappresentano i ferrovieri.