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Ue: tassa porti; Sindacati, servono risposte da Governo. A rischio sistema

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Documenti - Ue: tassa porti; Sindacati, servono risposte da Governo. A rischio sistema

17 Dicembre 2020

“È evidente la volontà  della Commissione Europea di voler stravolgere l’assetto giuridico delle nostre Autorità  di sistema portuale, indirizzandolo verso la configurazione di impresa pubblica oppure di Ente pubblico economico”. Così Filt Cgil, FIT-CISL e Uiltrasporti sul nuovo pronunciamento dell’Ue sugli aiuti di stato per i porti, spiegando che “la Direzione Generale per le concorrenza va ben oltre le contestazioni riguardanti l’esenzione del pagamento dell’imposta sui canoni demaniali da parte delle AdSP, contestando ora anche la tassa di ancoraggio e la tassa sulle merci sbarcate ed imbarcate, definendole attività  economiche”.

“La Commissione – proseguono le organizzazioni sindacali – insinua che il nostro mercato portuale sia in concorrenza con altri mercati del trasporto come quello della logistica ferroviaria o aeroportuale e lo fa senza tenere conto che in Italia è controllato e regolato dalla 84/94. Con questa decisione, in maniera maldestra, si cerca di azzerare questa legge speciale e si rischia di radere al suolo l’intera struttura normativa e legislativa esistente, annientando decenni di lavoro e di lotte per la salvaguardia dei lavoratori portuali e la regolamentazione di un mercato particolare quale quello dei porti”.

Secondo Filt Cgil, FIT-CISL e Uiltrasporti “è sbagliato paragonare il nostro sistema a quello degli altri paesi dell’Unione dove i porti sono delle vere e proprie imprese perché offrono servizi. Ancora oggi è evidente la sottovalutazione con cui i nostri governi hanno affrontato dal 2012 tale criticità  e, conseguentemente, non sono stati per niente convincenti sulle sostanziali diversità  tra noi e l’Europa”.

“Ora più di prima – chiedono infine le organizzazioni confederarli dei trasporti – è necessario ed urgente un incontro con il Mit per capire quali sono le azioni programmate a difesa dei nostri porti e del bene pubblico. È tempo di agire e di farlo in fretta anche perché l’ultimo pronunciamento dell’Ue prevede l’adozione dal 2022, termine entro il quale l’Italia dovrà  adeguarsi”.

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