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La nave Enrico Ievoli in mano ai pirati – FIT-CISL: «L’ennesimo dramma per la marineria italiana»

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Comunicati Stampa - La nave Enrico Ievoli in mano ai pirati – FIT-CISL: «L’ennesimo dramma per la marineria italiana»

29 Dicembre 2011

«Neanche il tempo di festeggiare il ritorno a casa dei marittimi della Savina Caylin e già  ci ritroviamo dentro all’ennesimo dramma per la marineria italiana». Così il Segretario Generale della FIT-CISL Giovanni Luciano ha commentato il sequestro, avvenuto lo scorso 27 dicembre, della nave Enrico Ievoli al largo dell’Oman, a soli sei giorni dalla liberazione della Savina Caylin nelle mani dei pirati somali per oltre dieci mesi.

«La notizia del sequestro della Ievoli lascia l’amaro in bocca perché è avvenuta nonostante tutte le azioni militari di dissuasione della comunità  internazionale. Non è tollerabile che si riesca con i satelliti a controllare tutto il globo terraqueo e che non si riesca a controllare la situazione in una zona ben delimitata dell’Oceano Indiano», ha aggiunto Luciano.

«Bisogna operare massicciamente in termini di prevenzione. A tal fine, esortiamo i neo-ministri ad agire per evitare il calvario dei nostri lavoratori del mare e a mettere in campo tutte le azioni possibili affinché la pirateria non realizzi un vero e proprio stillicidio», ha concluso il leader FIT-CISL Giovanni Luciano.

IL SEQUESTRO DELLA NAVE ENRICO IEVOLI

L’attacco è scattato alle 5, ora italiana. Al largo delle coste dell’Oman i pirati hanno circondato la petroliera dell’armatore napoletano Domenico Ievoli della Marnavi Spa con dei barchini veloci, per poi salire a bordo e prendere possesso della nave. Questa volta la Enrico Ievoli non è riuscita a sfuggire all’attacco, come aveva fatto già  nel 2006 al largo delle coste yemenite di Aden. Allora bastò che il comandante Agostino Musumeci – catanese e di grandissima esperienza, ancora oggi alla guida del cargo – desse l’allarme per far intervenire in soccorso una unità  della Marina militare italiana, la fregata Euro, che si trovava in zona, e attivare il sorvolo di un elicottero militare che sventò il tentativo di sequestro allontanando i due motoscafi.

Il cargo era partito da Fujairah, negli Emirati Arabi Uniti con a bordo quasi 16mila tonnellate di soda caustica. Adesso la Ievoli è in navigazione verso una destinazione sconosciuta, forse la Somalia, come ha spiegato l’armatore.

È iniziata, dunque, l’attesa per i 18 componenti dell’equipaggio della Ievoli: sei siciliani, cinque ucraini e sette indiani. A sequestro avvenuto, il comandante Musumeci, tramite l’armatore, aveva fatto sapere che i pirati erano sì a bordo, ma che i componenti dell’equipaggio stavano tutti bene. Da allora, però, non sono più giunte notizie.

Dalla Ievoli non arriva nessun aggiornamento: silenzio radio e nessun contatto. In Sicilia, al contempo, crescono attesa e preoccupazione per le sorti dell’equipaggio. Tra i marinai imbarcati a bordo, oltre al comandante Musumeci, ci sono l’allievo ufficiale Valentino Longo di 31 anni, il direttore di macchina Letterio La Maestra di 33 anni – entrambi abitano nel villaggio di Torre Faro, alla periferia di Messina -, il primo ufficiale Daniele Grasso di Catania, il cuoco di bordo Carmelo Sortino di Pozzallo (Rg) e un marinaio pugliese di Molfetta.

E dire che proprio pochi giorni fa altre mogli ed altre famiglie hanno iniziato di nuovo a respirare. Sono i parenti dei marittimi della Savina Caylyn: dieci mesi in mano ai pirati, dieci mesi di proteste, manifestazioni per chiedere risposte e attenzione sul loro destino. Una storia che, ora, rischia di ripetersi.

Rimane il dolore e la rabbia dei parenti. «È una vergogna. Nessuno di questo Stato ci ha chiamato o si è fatto sentire. Loro stanno al caldo, con le loro famiglie. Cosa gli interessa di noi?»: questo il duro commento di Rita Musumeci, la moglie del comandante. Poi, il figlio Vincenzo, aggiunge, un po’ più ottimista: «Siamo in contatto con la Farnesina che ci ha tranquillizzato e ci aggiorna sulle novità . Non ci resta che aspettare». E mentre al sequestro seguiva subito una lunga riunione operativa alla Farnesina, i vicepresidenti della Marnavi, Attilio e Gennaro Ievoli, hanno ribadito: «Li riporteremo a casa, ciascuno di loro, senza neanche un graffio. Ci conoscono, non molleremo l’osso. Stiamo cercando di fare il possibile affinché tutto avvenga nel massimo della sicurezza».

Il ministro degli Esteri Giulio Terzi ha fatto sapere che sta seguendo «da vicino con l’Unità  di crisi il sequestro della petroliera Ievoli» e poi ha chiesto di mantenere lo «stretto riserbo per favorire l’esito positivo» della vicenda. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che aveva annunciato di volersi recare a Gibuti, proprio per salutare i militari impegnati nelle operazioni di antipirateria, ha rinviato la sua visita e ha espresso preoccupazione per il ripetersi di attacchi a navi mercantili italiane. Solidarietà  all’equipaggio è stata espressa anche dal presidente del Senato, Renato Schifani: «Sono certo che verrà  fatto tutto il possibile affinché questa drammatica vicenda si concluda in modo positivo in tempi brevi».

Il ministro della Difesa Giampaolo Di Paola ha sottolineato che il fenomeno della pirateria è stato «posto sotto controllo» dalla comunità  internazionale, che ha due inviato due missioni nelle acque dell’Oceano Indiano. «Se non ci fosse l’azione della comunità  internazionale questo fenomeno sarebbe esploso: il numero dei tentativi di attacco è aumentato, ma il numero degli attacchi con successo è diminuito» ha detto Di Paola al Tg2.

La Enrico Ievoli, di proprietà  della compagnia armatrice Marnavi, non aveva assunto personale armato a bordo. Ma secondo il ministro sarebbe opportuno che venissero impiegati agenti di sicurezza armati: «Sono costi che le compagnie possono sostenere, e anzi chiedono di sostenere perché è nel loro interesse». «Quando (le navi) sono protette» – ha aggiunto – gli armatori «risparmiamo moltissimo sui costi di assicurazione».

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