26 Ottobre 2010
Democrazia economica per uscire dalla crisi Verrebbe da dire, per fortuna che c’è la crisi. Certo, lo dicono pure quelli che oggi scendono in piazza, ma le logiche sono altre. Qui si tratta di costruire, e non di distruggere. E di ripartire dalla centralità della persona. Che è un po’ come dire che in mezzo alle difficoltà si celano opportunità , e questa crisi di opportunità ne offre diverse Almeno due: un patrimonio di risorse umane e produttive da mobilitare per tutelare le persone che lavorano e chi il lavoro lo ha perso; l’aumento del sostegno alle famiglie e dei servizi alla persona, che in chiave europea rappresentano settori sempre più qualificati. Giusto le priorità che interessano il forum delle persone e delle associazioni di ispirazione cattolica nel mondo del lavoro, che impegna CISL, Italia lavoro, compagnia delle opere, MCL, Confcooperative e CONFARTIGIANATO nell’imperativo di sostenere la democrazia economica. Ispirato dai continui appelli di Benedetto XVI per una classa dirigente visibile, il forum valorizza le esperienze delle espressioni del mondo del lavoro che guardano alla bussola della dottrina sociale della chiesa. “Se la crisi mondiale nasce dalle degenerazione speculative, la risposta,” dice il forum, “è una nuova fase di concertazione tra le istituzioni e parti sociali, in grado di rilanciare l’economia reale”. Quella del lavoro, della fatica. Sussidiarietà e partecipazione dunque favoriscano uno smottamento delle gerarchie. Economia e finanza si subordino alla ritrovata autorità di una politica che si vuole adulta e sempre meno litigiosa, per regolare proprio ciò che non è stato capace di autoregolarsi: il mercato. “Questa è una crisi che fa venire i nodi al pettine di un capitalismo non costruito sull’uomo” osserva Raffaele Bonanni. Da queste macerie bisogna ricostruire una nuova convinzione che parta dall’intelligenza del lavoro e della collaborazione tra capitale e lavoro Gli antagonismi del novecento, spiega il segretario della Cisl, hanno il fiato contro Le contrapposizioni non servono più .Occorre rimettere insieme tutto quello che è vivo e operoso e ricostruire un criterio per mobilitare i talenti, con l’attitudine al dialogo e all’ascolto. Intanto pero certi vecchi spartiti, nonostante raccontino di melodie stonate, sono duri a morire Lo strano binomio Fp Cgil-Fiom dice che il novecento è ancora la soluzione. “Non condivido lo sciopero”, risponde Bonanni, “perché esprime una cultura solamente antagonista, senza alcun raccordo con tutta la realtà della società “.. E’proprio l’opposto di quello che serve e cioè condivisione. Ma c’è chi sostiene che con una piccola minoranza rumorosa si possano imporre ad altri modelli che in verità appartengono al passato. Dobbiamo lavorare perche tutti convergono su una soluzione.