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Enac, i lavoratori dicono no alla sua trasformazione in ente pubblico economico

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Documenti - Enac, i lavoratori dicono no alla sua trasformazione in ente pubblico economico

15 Settembre 2020

L’incomprensibile riforma che la Ministra dei trasporti Paola De Micheli vuole imporre all’ENAC – Ente Nazionale dell’Aviazione Civile – contro la logica e la volontà  dei lavoratori, ovvero la sua sostanziale privatizzazione e trasformazione in Ente pubblico economico dal 1 gennaio 2021 che ne modifica profondamente lo status e gli scopi istituzionali per consegnarlo al libero mercato delle imprese, conducendo fuori dal perimetro pubblico un ente che di fatto perderebbe la sua capacità  di esercitare con le dovute garanzie di indipendenza, imparzialità  e trasparenza i poteri pubblici autoritativi attribuiti dalle norme vigenti in materia di regolazione, vigilanza, controllo del trasporto aereo e sicurezza dei voli che garantiscono la sicurezza della collettività  sotto il controllo statale.

Parliamo di una decisione esclusivamente politica che non recherebbe alcun reale vantaggio al sistema paese ma che, anzi, rischierebbe di produrre danni e scompensi alla sua complessa funzionalità  – propri di una gestione privata che guarda esclusivamente al raggiungimento del profitto – ora garantita dal controllo dello Stato e dal prezioso e competente lavoro assicurato dalle rilevanti professionalità  pubbliche che operano nel settore (Ispettori aeroportuali, ispettori e controllori di volo per la certificazione ENAV, professionisti aeronautici e infrastrutturali, apparato amministrativo e altri, chiamati a subire l’imposizione di un processo di cambiamento delle proprie funzioni e, soprattutto, del proprio status – da pubblico a privato – senza alcuna garanzia e contro la loro volontà  di continuare a rappresentare con orgoglio e fierezza il ruolo pubblico attribuito al servizio dello Stato e della collettività ). Un progetto sbagliato che nulla ha a che fare con i principi fondanti e la mission dell’ENAC, sul quale le scriventi OO.SS. hanno presentato l’anno scorso, sia al Ministro delle Infrastrutture e Trasporti che al Presidente dell’Ente, delle valide alternative mai volutamente approfondite, che invece produrrebbero un rafforzamento dell’Ente e la completa valorizzazione delle risorse economiche e professionali disponibili all’ENAC, mantenendolo all’interno del perimetro pubblico delle amministrazioni statali.

In nessun altro paese europeo è stata mai adottata una soluzione di tipo privatistico come quella che si vuole imporre oggi all’Enac in una logica commerciale, piuttosto sono state adottate scelte responsabili che hanno suggerito di propendere per la creazione di Autority Nazionali, classificate come amministrazioni pubbliche e poste al servizio della collettività  sotto il controllo dello Stato, proprio per adempiere a quegli stessi principi fondanti che caratterizzano le importanti funzioni dell’ENAC nel nostro paese, e che dovrebbero essere messe al riparo dalla tentazione di piegarle alla logica commerciale magari profittando dell’utilità  economica prodotta dall’ENAC per le importanti attività  e servizi assicurati nell’interesse dello Stato e della comunità .

Ma le lavoratrici e i lavoratori dell’ENAC non ci stanno, e vogliono far sentire con forza la propria voce e volontà  rispetto all’imposizione di una decisione che non condividono e non accettano, e per questo aderiranno numerosi alla giornata di protesta organizzatadal Sindacato per contrastare il dannoso progetto di privatizzazione dell’unico Ente pubblico che si occupa di aviazione civile in questo Paese voluto dalla Ministro Paola De Micheli con la complicità  di un governo e parlamento che su un tema sociale così importante e delicato si sono fin qui dimostrati sordi e silenti.

Partecipare alle iniziative di mobilitazione messe in campo dal Sindacato per dire NO ALLA PRIVATIZZAZIONE DELL’ENAC vuol dire battersi con convinzione per le proprie idee e per la tutela dei diritti individuali e collettivi, ma significa anche e soprattutto poter liberamente esprimere la propria contrarietà  verso un disegno di riforma che contrasta con la sua insostituibile mission pubblica al servizio della collettività .

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