11 Maggio 2023
Editoriale del Segretario Generale Salvatore Pellecchia su La Voce dei Trasporti N. 4/2023
Per una nuova stagione del lavoro e dei diritti, che apra una prospettiva di crescita e sviluppo per il Paese
L’appuntamento del 1° maggio è sempre un momento importante perché si fa il punto sul lavoro e sull’economia italiana. Quest’anno lo è stato ancora di più, in quanto il Paese non si è ancora ripreso dagli effetti nefasti della pandemia e la guerra in Ucraina ha aggiunto innumerevoli ulteriori difficoltà, in particolare, rispetto agli approvvigionamenti energetici. Pandemia e guerra hanno fatto emergere quanto le scelte di politica energetica fatte negli ultimi anni abbiano reso, sia il sistema italiano che quello europeo, eccessivamente dipendenti da altri Paesi. Questi elementi non solo devono far riflettere ma devono consigliare e indirizzare i decisori politici a mettere in campo azioni per ridurre e, quando possibile, azzerare queste dipendenze.
La nuova politica energetica
L’iniziativa REPowerEU, nata con l’obiettivo di eliminare la dipendenza dalle fonti energetiche russe va in questa direzione e, nella “Cabina di regia del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)” che si è svolta il 6 febbraio 2023, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i ministeri competenti e le società partecipate Eni, Enel, Snam e Terna, hanno avviato un confronto sul nuovo capitolo da inserire nel Piano per contrastare le criticità derivanti dalle discutibili scelte di politica energetica fatte in passato. Il Presidente del Consiglio, in occasione della cabina di regia, ha affermato che «il nuovo piano consentirà all’Italia di dare un forte contributo alla realizzazione del ‘Piano Mattei’ al fine di consolidare il processo di diversificazione delle forniture verso una totale eliminazione del gas russo e per far diventare l’Italia hub energetico del Mediterraneo per tutta l’Europa in un proficuo rapporto di cooperazione soprattutto con i paesi africani».
Non resta che attendere che alle dichiarazioni seguano i fatti perché l’Italia ha bisogno di un piano energetico sostenibile che determini l’aumento della produzione da fonti rinnovabili, la diversificazione delle fonti di approvvigionamento e la razionalizzazione dei consumi.
Le politiche del lavoro e la questione fiscale
Nel frattempo è imprescindibile che il Governo adotti politiche per sostenere il lavoro, sia attraverso gli investimenti previsti dal Pnrr, sia eliminando la possibilità di attivare appalti al massimo ribasso. Serve anche un provvedimento che preveda l’individuazione e l’applicazione dei contratti collettivi nazionali di lavoro di settore in tutte le realtà lavorative, in quanto ci sono ancora lavoratrici e lavoratori ai quali vengono applicate condizioni normative e retributive inferiori rispetto a quelle previste dai contratti collettivi di riferimento del settore. Parimenti è necessario che il Governo risolva anche la questione fiscale che si trascina ormai da troppi anni, attraverso una riforma fiscale che assicuri una nuova politica dei redditi e che faccia recuperare potere d’acquisto riducendo, in maniera strutturale, le tasse a carico dei lavoratori per effetto di una contrazione del cuneo fiscale. Di non secondaria importanza è il tema delle politiche attive che si può realizzare con la piena partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori alla gestione, ai risultati e all’organizzazione delle aziende. Attraverso la partecipazione è possibile ottenere: salari più alti, occupazione stabile, maggiore produttività, sicurezza sul lavoro, contrasto alle delocalizzazioni e innovazione delle relazioni sindacali. La legge di iniziativa popolare, a sostegno della quale raccoglieremo nei prossimi mesi migliaia di firme, ha questo obiettivo, nel solco del pensiero di Giulio Pastore che aveva fondato la Cisl esattamente 73 anni fa, il 30 aprile del 1950, e che oggi più che mai, anche alla luce delle ultime emergenze, è di attualità.
La sfida della logistica
Nei precedenti numeri di questo mensile ci siamo più volte occupati delle criticità delle catene logistiche, della crescita del commercio elettronico, delle condizioni di sicurezza e di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori impegnati nel settore e delle relative soluzioni, molto spesso, promosse dal sindacato.
Continuiamo a occuparcene perché l’essenzialità della logistica non è mai sufficientemente sottolineata ed attenzionata nonostante sia, oggettivamente, il motore di ogni sistema industriale. In Italia il settore del trasporto merci e della logistica vede, infatti attive circa 90.000 imprese che, a loro volta, impiegano circa 1,5 milioni di persone, con un fatturato annuo che vale quasi 80 miliardi di euro.
I mantra della buona logistica sono: sicurezza delle operazioni, rispetto dei tempi schedulati ed ottimizzazione dei costi, in una parola, efficienza.
La logistica etica
A questo dobbiamo aggiungere un altrettanto importante obiettivo: la capillare diffusione dell’etica.
L’etica è un sostantivo molto impegnativo, che non può essere usato con disinvoltura e va compreso in tutte le sue implicazioni, ne va della credibilità e della onorabilità di chi lo utilizza.
Gli interventi tesi a operare nell’ambito della logistica in maniera etica e non solo efficiente messi in campo nel tempo in diversi territori, hanno contribuito a migliorare le condizioni delle persone impiegate nel settore. Fra tali interventi la “Carta metropolitana per la Logistica Etica” promossa da Città metropolitana e Comune di Bologna, Unione dei Comuni di Bologna, Prefettura di Bologna, Regione Emilia-Romagna, Camera di Commercio di Bologna, Inail, Itl, Uo e Psal di Bologna, Ausl di Bologna e di Imola, aeroporto e interporto di Bologna, organizzazioni sindacali, associazioni datoriali e Libera Bologna, affronta in sei capitoli temi essenziali quali, sicurezza sul lavoro, qualità del lavoro e catena degli appalti, formazione preventiva e continua, coesione sociale ed integrazione territoriale, innovazione, digitalizzazione e sostenibilità ambientale e l’adesione attiva alla Carta «costituisce, per le imprese firmatarie, un elemento di qualificazione che consentirà, previa valutazione positiva del Comitato metropolitano per la logistica etica, di utilizzare il logo “Logistica etica”». Inoltre la Carta prevede che «La qualità del lavoro è il principio generale che deve essere perseguito mediante azioni parallele e complementari da parte di ciascun sottoscrittore, nella comune consapevolezza che la qualità crea valore, sia a livello economico sia a livello sociale, nonché personale per il lavoratore». Seguiremo con attenzione l’attuazione delle previsioni della carta perché può costituire un utile riferimento per analoghe strutture di altri territori.
La carenza delle professioni dei trasporti
Nel frattempo resta grave la carenza di autisti di mezzi pesanti che non smetteremo mai di ribadire. Alla già deficitaria situazione si sono aggiunti gli effetti della pandemia, durante la quale molti autisti sono rientrati nei paesi di origine, soprattutto nell’Est Europa. Inizialmente il tema si è posto solo in Gran Bretagna a causa della Brexit, ma in pochi mesi si è esteso in tutta Europa, Italia compresa.
Un altro duro colpo è arrivato con la guerra in Ucraina che ha richiamato in patria molti autisti provenienti proprio da quelle aree ed è opportuno ricordare che molte aziende, specializzate in trasporti su gomma, sono lituane o polacche. Si stima che ad oggi in Europa già manchino circa mezzo milione autisti di camion.
Ancor maggiore è poi la carenza di autisti di bisarche, indispensabili per il trasporto delle auto nuove dalle fabbriche ai concessionari, da cui consegue un forte innalzamento dei prezzi. Ad esempio, tratte nazionali come Livorno-Milano, sono aumentate del 50% e quelle internazionali come Bruges-Livorno del 300%, tanto che il gruppo Stellantis sta cercando soluzioni alternative, ha inviato e-mail e affisso manifesti in alcuni stabilimenti per invitare i dipendenti a frequentare corsi (il cui costo sarebbe completamente a carico dell’azienda) per il conseguimento delle necessarie patenti di guida.
Il trattamento economico prevederebbe una maggiorazione salariale di 800 euro mensili più gli straordinari e circa 140 dipendenti principalmente da Francia, Spagna ed Italia, avrebbero già aderito. Nonostante queste iniziative il problema della carenza, ormai strutturale, di queste figure professionali rimane.
Ancora più grave la carenza di lavoratori marittimi, che sconta anch’essa gli effetti della guerra in Ucraina, con quei professionisti di nazionalità russa o ucraina che rappresentano circa il 15% della popolazione marittima mondiale, oggi in massima parte rientrati nel proprio paese d’origine per non rischiare di essere dichiarati disertori. A questo quadro già complesso si aggiungono i recenti problemi di qualificazione che stanno emergendo nelle Filippine rispetto agli standard di istruzione dei marittimi nel paese: un’ispezione avvenuta lo scorso anno da parte dell’Agenzia europea per la sicurezza marittima (EMSA) nelle scuole di formazione nautica di quel Paese, ha evidenziato carenze significative tali da esporre al rischio di ritiro dell’approvazione EMSA per quei corsi, mettendo in tal modo in pericolo le posizioni lavorative di decine di migliaia di filippini che lavorano su navi battenti bandiera dell’UE.
Per non farci mancare nulla, la complessa situazione geopolitica e macro-economica ha portato, in questo ultimo periodo, ad una forte diminuzione della domanda di trasporto merci via nave, con un crollo, secondo lo Xeneta Shipping Index, di quasi il 14% nello scorso mese di gennaio rispetto al dicembre 2022 ed è questo il dato più negativo registrato da quando vengono fatte queste rilevazioni mensili. È un dato che deve essere monitorato perché rappresenta un primo campanello di allarme di un potenziale rischio recessivo globale.
Ancora una volta siamo di fronte a problemi complessi e sistemici che avranno bisogno della massima attenzione da parte di tutti i ministeri interessati, delle associazioni datoriali, delle aziende del settore e delle organizzazioni sindacali, per trovare una risposta collettiva ed efficace per assicurare la movimentazione e il trasferimento delle merci dai produttori ai consumatori.
Tutte le strade portano al Pnrr
In questo contesto la terza Missione del Pnrr dispone una serie di investimenti finalizzati allo sviluppo di una rete di infrastrutture di trasporto moderna, digitale, sostenibile e interconnessa, che possa aumentare l’elettrificazione dei trasporti e la digitalizzazione, nonché migliorare la competitività complessiva del Paese, in particolare al Sud. Più nel dettaglio «Il progetto “Digitalizzazione del sistema logistico nazionale” ha come obiettivo l’aumento della competitività logistica nazionale dovuto alla realizzazione di un sistema digitale interoperabile tra attori pubblici e privati per il trasporto merci e la logistica. In questo modo si semplificano procedure, processi e controlli, grazie alla dematerializzazione dei documenti e allo scambio di dati e informazioni. Sarà anche favorita la transizione digitale delle imprese che operano in questo settore. In particolare, la misura è esattamente finalizzata a rispondere ai fabbisogni specifici a livello territoriale nazionale ed alle sfide che l’emersione delle tecnologie digitali pongono nel comparto del trasporto merci e della logistica».
Come Fit-Cisl continueremo a sollecitare il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, in qualità di amministrazione titolare delle risorse del Piano, affinchè vengano conseguiti, nei tempi stabiliti, gli obiettivi previsti.