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Migliorare la manovra, contrattare le riforme.

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Documenti - Migliorare la manovra, contrattare le riforme.

23 Dicembre 2022

Editoriale del Segretario Generale Salvatore Pellecchia su La Voce dei Trasporti N. 11-12/2022

In questi ultimi giorni dell’anno la Manovra economica è al centro dell’attenzione e, mentre da più parti si sollecitano i miglioramenti possibili, sullo sfondo restano le fragilità del nostro territorio e i problemi vecchi e nuovi che attendono soluzioni definitive.

I primi atti legislativi del nuovo Governo presentano luci ed ombre perché, se da un lato vengono destinate risorse economiche significative a sostegno di lavoratori, famiglie ed imprese, dall’altro mancano politiche strutturali per il Mezzogiorno e non vengono fatti investimenti sufficientemente espansivi sulla scuola e sulla sanità le cui risorse, sostanzialmente invariate, vengono erose dall’inflazione e dall’aumento dei prezzi delle materie prime.  

Il nuovo esecutivo è al primo importante giro di boa: quello della presentazione della Legge di Bilancio. Un provvedimento che prevede le misure necessarie a raggiungere gli obiettivi di finanza pubblica indicati nel Documento programmatico di bilancio.

Dopo il primo parere della Commissione UE, il termine ultimo per l’approvazione definitiva da parte del Parlamento, affinché la legge possa entrare in vigore a gennaio 2023, è il 31 dicembre. In caso di necessità è comunque concesso uno slittamento fino al 30 aprile.

Per portare il Paese fuori dalle secche delle crisi in cui versa, un’impresa non facile, le risorse economiche disponibili devono essere utilizzate per programmare un modello di sviluppo che contenga anche elementi di responsabilità sociale e sostenibilità ambientale. Anche se quest’ultimo tema sembra non essere più di moda.

La maggioranza delle disponibilità economiche, 21 miliardi di euro, che si aggiungono ai circa 70 miliardi di euro già spesi nell’arco del 2022, sono destinate alla copertura di misure contro il caro energia e, verosimilmente, in assenza del blocco delle azioni speculative, saranno sufficienti fino a fine marzo 2023.

L’imperativo di questi giorni della Cisl è: migliorare la manovra, contrattare le riforme.

Per farlo è necessario stare al tavolo di trattativa, proseguire il confronto con il Governo per agire in maniera migliorativa su una serie di provvedimenti che fanno parte dell’agenda sociale Cisl come, ad esempio, l’innalzamento della soglia ISEE per gli sconti in bolletta, la riduzione del cuneo fiscale sul versante lavoro, gli stanziamenti per la decontribuzione per stabilizzazioni e assunzioni di giovani fino a 36 anni, il potenziamento dell’Assegno unico e dei congedi parentali, la riduzione della percentuale dell’Iva sui prezzi dei beni essenziali, la detassazione degli accordi di produttività, l’incremento del prelievo fiscale sugli extra profitti, il superamento del cosiddetto “scalone Fornero” per l’accesso alla pensione nel 2023. Oltre a questi elencati ci sono ancora tanti punti che rientrano nella “Manovra” e che vanno migliorati fra i quali “Opzione donna”.

Come già accaduto con i precedenti Governi non sarà un lavoro facile e i risultati non saranno scontati, per cui l’attività di pressing del sindacato su Governo, Politica e Parlamento dovrà continuare ininterrottamente fino al raggiungimento degli obiettivi. 

Le fragilità del nostro territorio

Purtroppo manutenzione, cura e messa in sicurezza del territorio nazionale sono attività impegnative e costose ma non particolarmente “visibili” agli occhi degli elettori, conseguentemente, non portano voti. Inoltre, negli ultimi 30 anni è mancata, complice la discutibile politica economica dei cosiddetti “tagli lineari”, una sana programmazione per effettuare i necessari interventi di prevenzione.  Il risultato è l’ennesima tragedia causata da incuria e permissivismo, equamente distribuito tra Stato centrale e amministrazioni locali. 

La mattina del 26 novembre 2022 un evento calamitoso ha causato un’alluvione a Ischia che ha colpito 30 abitazioni nel comune di Casamicciola Terme provocando 12 vittime, 5 feriti e 230 persone sfollate. Solo due mesi prima, fra il 15 e il 16 settembre, eventi metereologici analoghi hanno colpito le province di Ancona e Pesaro e Urbino provocando anche qui 12 vittime, una donna dispersa, 50 feriti e 150 persone sfollate.

Le nostre preghiere vanno alle vittime e la solidarietà ai sopravvissuti. Ma per quanto ancora dovremo assistere all’osceno rimpallo di responsabilità tra chi sapeva, chi poteva e chi doveva fare e non ha fatto?

Il Paese soffre da anni di questi mali. La lista di eventi simili è lunghissima e sembra che non ci possano essere alternative alla rassegnazione.

Infatti la Fondazione CENSIS nel suo Cinquantaseiesimo rapporto scrive: «La società non regredisce e non matura. Il nostro Paese vive in una sorta di latenza di risposta, in attesa che i segnali dei suoi sensori economici e sociali siano tradotti in uno schema di adattamento, funzionamento, mappatura della realtà e dei bisogni. Le riforme e il riposizionamento dei sistemi istituzionali, il rinforzo degli apparati pubblici e delle regole per il loro funzionamento, la riduzione delle iniquità territoriali e sociali faticano a declinare effetti concreti. Il nostro Paese, nonostante lo stratificarsi di crisi e difficoltà, non regredisce grazie allo sforzo e al rischio individuale, ma non matura. Riceve e produce stimoli a mettersi sotto sforzo, a confrontarsi con le ferite della storia, ma non manifesta una sostanziale reazione, vive in una sorta di latenza di risposta».

La congiuntura economica

L’inflazione, ovvero l’aumento dei prezzi, combinato ad una bassa crescita che ci porta in recessione produce la stagflazione, nella quale è meccanico l’incremento della disoccupazione legato ad un rallentamento della produzione, alla diminuzione del potere di acquisto, alla decrescita dei consumi provocata anche dall’aumento dei prezzi. Un autentico incubo. L’ultimo lo vivemmo negli anni Settanta e fu il combinato disposto di una serie di fattori: la guerra del Kippur che quintuplicò il prezzo del petrolio, l’abbandono da parte del dollaro di un rapporto fisso con l’oro che portò alla rincorsa dei prezzi delle commodities, causando un’inflazione del 22% in Italia, del 25% in Gran Bretagna e del 14% negli Stati Uniti. Oggi la situazione è certamente diversa ma le soluzioni sono comunque amare, abbiamo uno spazio politico e finanziario limitato, non si governa riducendo i tassi di interesse o non contrastando concretamente l’evasione fiscale. É il momento che l’Europa dia un colpo di reni e provi a ragionare in modo convintamente federale invece di farsi condizionare dagli interessi particolari di un paio di Paesi.

Le nuove strategie europee sulle TEN-T penalizzano l’Italia

Diciotto anni fa l’Unione europea, sviluppò un progetto straordinario chiamato Wider Europe (Europa allargata) al fine di migliorare l’integrazione nel sistema europeo dei trasporti terrestri, marittimi e fluviali di quei paesi provenienti dall’ex blocco sovietico. Il TEN-T (Trans European Network-Transport, rete transeuropea dei trasporti) individuava, verso l’Europa dell’Est, verso il Mediterraneo ed all’interno della stessa Unione Europea, cinque assi strategici delle reti europee di trasporto e trenta progetti prioritari che furono definitivamente approvati nel 2005 e subirono una prima importante revisione nel 2013, quando si definirono 9 corridoi “core network” (da realizzarsi ento il 2030) ovvero di primario interesse strategico per l’Unione e una rete globale per garantire l’accessibilità a tutte le regioni europee, la “comprehensive network” (da realizzarsi entro il 2050). 

Il tutto venne definito assicurando un equilibrio complessivo che teneva conto delle esigenze dei Paesi interessati e finanziato con una somma impressionante, che per il periodo 2021/2027, è di 33.710 miliardi di euro. 

Recentemente, il 18 novembre 2022, l’Eurispes, con un comunicato stampa, ha evidenziato che l’Italia, a seguito di una proposta della Commissione europea, la n. 384 del 27 luglio 2022, che ha spostato significativamente il baricentro dei network europei verso i Balcani e l’Europa orientale, al fine di coinvolgere nel processo di adesione all’Unione Europea gli Stati di quelle regioni, con una specifica attenzione proprio verso l’Ucraina che sta subendo il dramma della guerra, ne esce penalizzata. 

Quello che stupisce è l’unanimità ottenuta dalla proposta di modifica che oggettivamente ci danneggia cancellando o modificando i progetti scaturiti dagli accordi del 2013.

A questo punto le domande sorgono spontanee: i rappresentanti italiani hanno consapevolmente avallato questa proposta? Se sì, quali ragioni li hanno indotti a decidere in tal senso? È ancora possibile fare delle modifiche che siano equilibrate tra l’area orientale e quella sud del Mediterraneo in modo da non penalizzare i nostri porti del Mezzogiorno? 

Prossimamente cercheremo le interlocuzioni giuste per avere le risposte a queste domande, per affrontare questo tema in maniera approfondita e diffusa, nonché per capire se esistono soluzioni alternative che non danneggino il nostro Paese.

Magari, utilizzando il Repower EU, potrebbe essere possibile garantire all’Ucraina una rete ferroviaria elettrificata con lo scartamento standardizzato di 1.430 mm. e potenziare i collegamenti tra i porti italiani della sponda adriatica attraverso accordi trilaterali con la BSEC (Black Sea Economic Cooperation) che si occupa di cooperazione economica nell’area del Mar Nero. L’Europa ha accumulato ritardi e talvolta è stata timida ma, per evitare una dolorosa stagflazione dell’economia europea, sarebbe opportuno produrre un temporaneo nuovo debito, centralizzato a livello europeo, in modo da non surriscaldare gli squilibri dei Paesi, come il nostro, con alto debito pubblico. Si sta riflettendo su un terzo allargamento ad est ma non possiamo ignorare gli effetti di queste ipotesi sugli interessi italiani ed è imperativo che ci sia equilibrio. Dobbiamo ragionare oggi di beni pubblici comuni in Europa, magari partendo proprio dalla sicurezza di una difesa comune non subordinata a terzi, un approvvigionamento centralizzato dell’energia, provando infine a sviluppare una fiscalità centralizzata, per mettere finalmente le basi ad una Federazione degli Stati Uniti d’Europa. Veniamo da una curva della storia che ci vede attraversare un formidabile doppio shock, la pandemia e la guerra. 

Serve un salto di qualità ed una nuova visone per un mondo che è cambiato e serve farlo ora.

Il rinnovo dei Ccnl del Trasporto Aereo, di Anas e dell’Autonoleggio

L’ultimo mese del 2022 per la nostra organizzazione è stato positivo e proficuo: sono state sottoscritte il 5, il 7, il 14 e il 16 dicembre: due ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto collettivo nazionale, rispettivamente di due sezioni specifiche del Ccnl del Trasporto Aereo (FAIRO-Personale di terra delle compagnie aeree estere con base in Italia, Personale delle imprese che assicurano le attività di catering a bordo degli aeromobili); di Anas e del settore Autonoleggio. Il sistema del trasporto aereo, le infrastrutture stradali così come il settore dell’autonoleggio, quest’ultimo al pari del trasporto aereo notevolmente penalizzato dalla pandemia da Covid-19 e dai suoi disastrosi effetti sul turismo e sull’economia, rappresentano tre asset strategici in un’ottica di sviluppo e ripresa del nostro sistema-Paese. 

Sono risultati importanti giunti a seguito di un lavoro sistematico e costante che si è sviluppato anche intensificando le sinergie con le parti datoriali e profondendo il massimo impegno nel realizzare il comune obiettivo di tutelare gli interessi di lavoratrici e lavoratori. Non ci fermeremo qui poiché le sfide che ci attendono sono tante e, pertanto, auspichiamo che prosegua e si rafforzi la collaborazione fattiva tra Istituzioni e parti sociali, per una azione maggiormente incisiva ed efficace di coesione che rilanci e valorizzi l’intero sistema della mobilità, dei servizi e delle infrastrutture del nostro Paese.

BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO DALLA FIT-CISL!

Per il nuovo Anno formulo per Voi tutti uno speciale ringraziamento e un invito al coraggio! Voglio ringraziare coloro che hanno contribuito a scrivere questa nuova “pagina” nella storia della nostra Federazione, rendendo questo 2022 che sta volgendo al termine, particolarmente impegnativo, un anno così stimolante e ricco. Tutti coloro i quali, oltre le difficoltà, le reticenze, le crisi, le fragilità, hanno saputo trovare il coraggio nell’affrontare le sfide e andare oltre, raggiungendo tanti traguardi importanti. Merito del lavoro, del coraggio, della volontà, di coloro i quali, ciascuno con i propri ruoli e competenze, hanno garantito alle lavoratrici e i lavoratori che noi rappresentiamo, un’organizzazione presente, solida, amica, una “famiglia” fondata sui valori dell’uguaglianza, del dialogo e della partecipazione, valori che da 72 anni fanno parte della nostra storia.

Continueremo a lavorare in questa direzione e con questo obiettivo! Esprimo qui, attraverso le pagine di questo editoriale, i miei personali Auguri di Natale e di Buon Anno, alle iscritte, agli iscritti, ai componenti della nostra Federazione nonché a voi lettori, augurandovi di trascorrere un tempo sereno con le Vostre famiglie e i Vostri cari.

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