3 Agosto 2015
Egregio Presidente,
Le scrivo la presente, dopo una lunga riflessione, per palesarLe la delusione provata, quando, dopo i numerosi incontri svoltisi presso la sede della Commissione di garanzia, le numerose memorie rilasciate dalla mia organizzazione sindacale ai sensi dell’art. 13, comma 1 lettera a) della legge 146 del 1990 e s.m.i., ho avuto modo di leggere e studiare la “regolamentazione provvisoria delle prestazioni indispensabili, delle procedure di raffreddamento e di conciliazione e delle altre misure individuate ai sensi dell’art. 2 comma 2, della legge 146 del 1990 e s.m.i., relativa al servizio del traporto merci su rotaia” pubblicata in Gazzetta Ufficiale serie generale n. 165 del 18 luglio u.s.
Prima di rappresentare nel dettaglio le motivazioni che mi spingono a scriverLe queste poche righe, mi preme porgerLe le mie congratulazioni per quanto esposto in occasione della presentazione della relazione annuale dell’anno 2015 sull’attività svolta dalla Commissione di garanzia nell’anno 2014 quando, nel richiamare il pensiero socratico, ha egregiamente esaltato il dialogo quale “metodo di ricerca democratico che si identifica con il principio etico del rispetto per l’interlocutore, che mai deve mancare”. Definendo poi “drammatica” la realtà rappresentata dai bassissimi salari percepiti da tanti lavoratori e “cronica” l’incapacità da parte delle imprese di adempiere alla relativa obbligazione contrattuale, ha dato la giusta risposta al perché oggi in molti settori siamo costretti, con sempre maggiore frequenza, ad esercitare il diritto di sciopero anche se, aimè, quasi sempre questo risulta essere uno strumento che non produce effetti risolutivi. Ciò premesso, la nostra continua ricerca del dialogo sia come “antidoto al conflitto” che, a monte, come strumento per la definizione concorde delle modalità di esercizio del diritto di sciopero non trova riscontro dalla controparte datoriale che, presentandosi al tavolo con proposte di regolamentazione ad dir poco “inverosimili” e a tratti incostituzionali non fa altro che manifestare la speranza di poter uscire vittoriosa dall’empasse per mezzo di una delibera di provvisoria regolamentazione della Commissione di garanzia sugli scioperi. Da qui, sul tema, si configura l’inutilità dei nostri tentativi di dialogare in modo produttivo con le controparti e, di conseguenza, la necessità di utilizzare il “metodo del dialogo” per concertare invece con la Commissione di garanzia le modalità di esercizio del diritto di sciopero dalle quali, mi permetta, è poi inverosimile potersi discostare con un eventuale accordo inteso in senso classico giusta l’assenza di interessi datoriali.
Per evitare di tediarLa ulteriormente, vengo al punto. Nel corso della procedura prevista ex art. 13 lett. a) della legge 146/1990 e s.m.i., ricevuta la proposta di regolamentazione provvisoria, come FIT-CISL abbiamo chiesto più volte, tra le altre cose, di:
Pur apprezzando lo sforzo fatto per individuare un metodo utile a scongiurare la vanificazione dell’azione di sciopero da parte dell’azienda coinvolta attraverso un utilizzo strategico della tracce orarie acquistate nonché della promiscua composizione del treno, mi chiedo come mai il “dialogo” nel quale entrambi fermamente crediamo intercorso con Commissione di garanzia che Lei presiede, non ha portato all’auspicato “giusto bilanciamento di interessi contrapposti” ma si è limitato per le stringenti regole che ha prodotto per l’esercizio del diritto di sciopero, ad inibire nei fatti qualsiasi possibilità di addivenire in futuro ad un accordo tra sindacati e aziende cosi come naturalmente dovrebbe essere e come auspicato dallo stesso legislatore del 1990. La inviterei, insieme ai colleghi della Commissione di garanzia a riflettere su un dato: ad eccezione dell’accordo del 1999 modificato e integrato nel 2001 stipulato con le allora Ferrovie dello Stato, che conosco bene avendolo sottoscritto personalmente, valutato idoneo, oggi nei trasporti esistono unicamente regolamentazioni provvisorie. Non penso sia questa una responsabilità esclusiva del sindacato se le premesse sono state simili a quelle descritte sopra.
Nella speranza che le riflessioni che mi sono permesso di parteciparLe trovino in Lei un riscontro e nella piena disponibilità ad ulteriori approfondimenti, Le invio distinti saluti.
Giovanni Luciano