12 Luglio 2017
“Ci preoccupano fortemente le dichiarazioni del Presidente Camanzi, rispetto alle ipotesi di sostituzione dei «servizi di trasporto di linea in condizioni di “domanda debole”» con alternative non altrettanto garantite, non vorremmo fosse messo in discussione il diritto alla mobilità dei cittadini”, così Antonio Piras, Segretario generale della FIT-CISL, commenta un passaggio della relazione al Parlamento del Presidente dell’Autorità di regolazione dei trasporti.
Prosegue Piras: “Premesso che non abbiamo paura delle novità e che non siamo contrari per definizione alla presenza sul mercato di nuovi player, non avendo riscontrato nella relazione alcun riferimento a regole comuni per il trattamento normativo e retributivo dei lavoratori dei singoli comparti dei trasporti, siamo preoccupati se, ancora una volta, il conto per garantire alle imprese condizioni di accesso eque e non discriminatorie alle infrastrutture ferroviarie, portuali, aeroportuali e alle reti autostradali, lo devono pagare i lavoratori.
Attualmente a parità di condizioni di lavoro esistono trattamenti diversi e, spesso, discriminatori e non equi per le lavoratrici e i lavoratori interessati”.
“Per queste ragioni – prosegue Piras – al Parlamento chiediamo di assumere una posizione chiara su questo tema.
Per quanto riguarda il sistema dei pedaggi ferroviari ci chiediamo perché, in un segmento come quello dell’alta velocità dove il “mercato aperto” consente alle aziende che vi operano di fare significativi utili, le misure adottate dall’Autorità non prevedono, oltre al recupero delle risorse necessarie ad assicurare l’indipendenza del gestore dell’infrastruttura, anche una quota da destinare a investimenti per l’ammodernamento delle rete storica e alla costruzione di nuove linee, in particolare nel Sud del Paese, atteso che la linea ad alta velocità è stata costruita con contributi pubblici. In tal modo si garantirebbe un considerevole miglioramento della mobilità a milioni di pendolari, lavoratori e studenti”.