12 Dicembre 2014
“Si susseguono le notizie da vari paesi nel mondo che stanno mettendo al bando Uber, la app che offre un servizio simile a quello dei taxi, per concorrenza illegale e altre gravi irregolarità . L’Italia cosa aspetta a prendere provvedimenti analoghi?”, è quanto domanda Marino Masucci, Coordinatore nazionale della FIT-CISL per i taxi.
Prosegue Masucci: “Certamente il servizio offerto dai taxi va ammodernato e reso più vicino alle esigenze degli utenti, ma non è Uber la soluzione. India e Thailandia l’hanno già messa al bando perché non garantisce la sicurezza dei passeggeri. L’India in particolare si è mossa dopo il caso di un autista di Uber con precedenti per stupro, il quale, dopo essere stato assunto dalla app, ha aggredito sessualmente una donna. Ora anche un tribunale spagnolo afferma che non ha le licenze necessarie per operare in Spagna e il Brasile si sta muovendo nella stessa direzione. La FIT-CISL si chiede se le istituzioni italiane aspettano incidenti per prendere iniziative a tutela degli utenti”.
Conclude il Coordinatore: “Ricordo che già il 15 e 16 settembre scorsi si era tenuto a Bruxelles un raduno mondiale dei sindacati de trasporti che avevano lanciato l’allarme su questa app che non dà garanzie di sicurezza ai propri utenti. Gli stessi sindacati avevano anche segnalato il rischio che Uber sia solo una testa di ponte, un esperimento per entrare in seguito anche in altri settori dei trasporti con le stesse modalità , ovvero senza regole. La FIT-CISL continuerà a lavorare per far applicare le regole, che già ci sono, a tutela di passeggeri e lavoratori”.