7 Luglio 2016
Egregio Mr. Ball,
la grande rilevanza dell’azione di sciopero della giornata del 5 luglio e soprattutto l’interesse sin qui dimostrato dalle Lavoratrici e dai Lavoratori di tutto il Personale Navigante Alitalia sui temi sensibili oggetto della vertenza, c’inducono a inviarLe nuovamente alcune riflessioni.
Come Lei ricorderà , abbiamo recentemente inviato alla Sua attenzione una lettera, nella quale indicavamo tutte le anomalie esistenti in un modello di relazioni industriali che, seppur ancora da sviluppare, ha già evidenziato i suoi limiti con la conseguente necessità di apportare urgenti correttivi per avviare finalmente quel confronto preventivo adeguato e necessario, per il perfetto contemperamento degli interessi dell’impresa con quelli altrettanto legittimi del mondo del lavoro. Tale richiesta sembra essere caduta nel vuoto.
Al contrario, le Sue recenti dichiarazioni alla stampa, ai media, ai passeggeri, alle Lavoratrici ed ai Lavoratori di Alitalia appaiono eccessive, ingiuste per non dire inaccettabili, per essere anche solo lontane dalla verità storica e da quello che è stato fatto con sacrifici reali e tangibili per il rilancio di Alitalia SAI.
Lo sciopero non è una azione che vuole distruggere l’impresa. Soprattutto, assume un significato ben diverso dal messaggio che è stato divulgato, se esso viene effettuato dopo molti anni dall’ultimo che risale, addirittura, ad un’altra azienda.
Certamente questo dimostra che il malessere è arrivato ad un punto molto alto. Questo malessere è un sintomo non una malattia . A nostro giudizio Alitalia farebbe bene a occuparsene, come mai sinora ed a comprenderlo. Non si dà un futuro ad una impresa, non là si rende profittevole se il personale navigante, oltre a quello di terra, si sente oggetto di continue decisioni non capite o condivise. Egregio dott. Ball, noi non intendiamo difendere privilegi e nemmeno siamo parte del vecchio contrapposto al nuovo.
Da ormai oltre un semestre, segnaliamo ad ogni livello dell’impresa che la strada avviata, seppur oggettivamente indirizzata verso la ricerca di uno sviluppo, di importanti investimenti, di un nuovo posizionamento nel mercato ma anche del recupero di immagine, non può prevedere di contro lo svilimento del confronto preventivo, soprattutto se interessa i temi del mondo del lavoro.
I numeri degli aderenti all’azione di sciopero è una dimostrazione di quanto abbiamo tentato di rappresentarLe e della sofferenza reale delle categorie interessate tale da richiedere un urgente eccezionale impegno da parte di tutti gli attori per riavviare un dialogo concreto che tuttavia almeno dal punto di vista delle Organizzazioni Sindacali, non è mai venuto meno.
Ci aspettiamo quindi un ritrovato senso della misura, un rinnovato spirito di confronto, archiviando le fughe solitarie ed abbandonando le accelerazioni in una direzione piuttosto che nell’altra.
Siamo tutti chiamati ad una dimostrazione di capacità comune perché è possibile evitare rischiose asimmetrie nei reciproci rapporti.
L’unico obiettivo che ci interessa è lo sviluppo di Alitalia, lo sviluppo dei posti di lavoro, la coerenza come faro delle nostre comuni iniziative future che tuttavia siano sostenibili con le esigenze del mondo del lavoro.
Riteniamo che sia ineludibile allargare i termini dei nostri ragionamenti complessivi e, quindi, auspichiamo l’avvio di una vera nuova fase concreta di confronto, nelle Relazioni Industriali di Alitalia. Questa volta prevista prima e non dopo decisioni già assunte con iniziative che appaiono insostenibili ed indifendibili.
Auspichiamo di entrare nel merito del nuovo Piano Industriale e ricerchiamo un nuovo modello relazionale in grado di prevenire il conflitto attraverso la valorizzazione della cultura industriale e del modello europeo dei sistemi di relazioni industriali abbandonando definitivamente il disordine degli attuali assetti e dell’intransigenza identitaria.
Vogliamo accelerare la sfida per costruire se possibile, basi più solide sui cui poggiare le leve dello sviluppo per tutti i lavoratori di Alitalia.